Referendum costituzionale, UNCI: difficile votare sì

ROMA, 14 settembre 2016 –  “È difficile votare sì al Referendum costituzionale perché non riteniamo sia questo il solo cambiamento di cui ha bisogno il nostro Paese per innescare una vera stagione di crescita e sviluppo. Inoltre il testo è il risultato di una mediazione impossibile tra posizioni opposte”.

E’ la posizione ufficiale dell’Unione Nazionale delle Cooperative Italiane, espressa dal Presidente Pasquale Amico dopo una profonda riflessione sul testo della riforma. L’UNCI dunque si distingue dalla posizione dell’ Alleanza Cooperative Italiane, schiacciata come al solito sui diktat del Governo di turno.

A preoccupare l’UNCI è soprattutto la strumentalizzazione che si sta facendo del Referendum sin dall’inizio del dibattito pubblico. Chi è per il sì forse non ha ben presente i veri rischi che si nascondono dietro questa riforma costituzionale. A palesarli non è solo l’opposizione parlamentare o i cosiddetti “gufi”, ma numerosi docenti universitari che hanno sottoscritto già ad aprile scorso un appello a sostegno delle ragioni del No affermando che la “riforma” costituzionale non rappresenta soltanto un “attacco al cuore delle istituzioni, ma la garanzia di un sostanziale immobilismo parlamentare e legislativo

Il Presidente dell’UNCI coglie l’occasione per evidenziare negativamente la linea del Governo Renzi, “troppo schiacciato nel settore della pesca sulle posizioni dell’Unione Europea”.

“Noi dell’ UNCI non condividiamo la visione di un’Europa fatta solo di burocrazia e finanza e non accettiamo che ci dica quanto deve essere grande una vongola o quanto deve pesare un polpo. Il Dipartimento pesca del nostro Ministero è assolutamente allineato alle posizioni dell’UE e noi ci chiediamo: chi è che difende i nostri pescatori? In Sicilia, ad esempio, sono state istituite tre aree di nursery dove non è possibile pescare naselli né gamberi. E chi lo fa può rischiare anche gli arresti domiciliari. Perché queste decisioni devono essere prese da funzionari che non hanno la minima conoscenza del settore e non fanno altro che applicare regole ottuse, basate su calcoli da ragionieri e pressioni dei grandi gruppi di potere? Cosi si uccide la nostra economia blu ”.